mercoledì 17 luglio 2013

Hinode - Tra ali e artigli - Sedicesimo capitolo

Et voilà il capitolo 16, l'ultimo che finora ho ricevuto dalla nostra Hinode ;D
Godetevelo :3
*Mi ha informata che sta già lavorando al successivo, quindi, non preoccupatevi eh ;33*



E per un attimo le mie ali sembrano sparire. Le mie piume, quegli ammassi di piume che ho sotto le braccia sembrano non esserci più. 
Adesso non c'è più niente. Siamo solo io e Fabio.
Io e lui. Lui ed io. Tutto si fa improvvisamente più bello. Non abbiamo paura di essere chi siamo. Non ho più paura di quello che sono. Perché finché ci sarà un angelo al mio fianco so che andrà tutto bene. 
Camminiamo fino all'entrata, dove si trova Thiago. Stranamente lui è l'unica persona che abbia visto in questo posto a non avere le ali. Forse . . . Forse è un umano. No, sarebbe impossibile. Non l'avrebbero mai fatto entrare. 
Per un istante ci guarda con una faccia che ha tutto da dire. Gli occhi ci squadrano dalla testa ai piedi, soffermandosi prima sulle mie orripilanti piume, poi sulle nostre mani. 
Mani che cominciano a staccarsi come due calamite con la stessa carica. Prima la presa diventa più debole, poi alcune dita cominciano a staccarsi, alla fine rimangono solo gli indici che si stringono, ma alla fine vengono costretti anche loro da chissà quale forza a separarsi. 
Io guarda Fabio e lui guarda me. 
I nostri sguardi sembrano chiedersi a vicenda: "Cosa è successo?" 
Ma Thiago fa in modo di interrompere questa serie di occhiate e inizia il suo discorso in modo solenne: 
- Le tue piume sono veramente meravigliose.
- Potessi pensarla anche io come te . . . - Sussurro, quasi incorporando le parole all'aria che espiro. Senza voler far rumore. Magari non l'ho nemmeno detto, può essere che l'abbia solo pensato ad alta voce.
- Succederà qualcosa? - Chiede Fabio.
- No, no, ad occhio no. Sembra tutto a posto. Il che è un ben . . . -
Un mio urlo squarcia la conversazione. Delle piccole catenelle dorate stanno di nuovo aprendo le mie ferite. Comincio di nuovo a sanguinare. Comincio a sentire un dolore lancinante. Questi piccoli gioielli dorati si fanno strada tra la mia carne. Il mio sangue sgorga fuori dalle mie vene come un torrente. E io comincio a perdere le forze, di nuovo. Mi metto sulle ginocchia, con le lacrima che bruciano al contatto con la pelle e un senso di odio verso me stessa che non è paragonabile. 
Fabio accorre e mi prende per le spalle. Siamo ancora vicini. Sto ancora soffrendo. Mi sto ancora odiando. 
Sembra come un disco. Tutto si ripete e riparte da capo. 
- Clarissa, Clarissa, ti prego . . . - Sussurra Fabio. Le parole muoiono appena uscite dalle sue labbra. Ma io riesco a sentirle. Gli poso un braccio insanguinato sulla spalla, poi appoggio la mia testa al suo petto. Il suo cuore batte fortissimo. Mi prende la testa tra le braccia, mi stringe ancora di più verso di lui. 
Finalmente le catene finiscono di uscire. Recupero velocemente le forze. Le ferite si chiudono in meno di un minuto. E sono nuovamente un mostro. Un mostro più di quanto non fossi prima. 
Thiago e Fabio mi aiutano ad alzarmi, e quando sono in grado di reggermi in piedi urlo la parola che mi ronza in testa dalla sera più brutta della mia vita. 
La parola che non ha una risposta.
La parola che non ha ancora un seguito.
La parola che non c'è.
- Perché!? 
Ora è la rabbia a farla da padrona. Vorrei rompere tutto. Vorrei strappare tutte le piume e le catene. Vorrei esplodere, scomparire. Morire. I pensieri sull'angelo che mi accompagnerà in vita svaniscono e magicamente si trasformano in un'unica frase: Gli angeli non staranno mai insieme ai mostri.
 
 
E per il momento è tutto ;3
Se volete rileggere tutti i capitoli, cliccate qui :3
 
Vostra,
Hinode.
 
*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Quindicesimo capitolo

Capitolo 15!
Ho quasi finito eh, questo è il penultimo ;3


Mi giro verso Fabio che mi guarda con i suoi magnifici occhi verdi smeraldo. Verdi speranza, occhi che mi fanno ancora sperare in un futuro meno triste, un futuro migliore. Mi avvicino a lui, lentamente, quasi cercando di non farmi vedere. Ma lui mi vede, bene, e soprattutto io vedo lui, lui che forse è l'unica figura nitida della mia vita.
Fa un passo verso di me, mi prende le mani, mi sfiora le piume. Io mi ritiro. Le mie orribili piume. Mi sento un mostro, on orribile mostro. Mi prende tra le braccia e mi sussurra: -Non avere paura di me . . . - Siamo vicini, molto, ci separa un respiro. Io gli rispondo a voce bassissima: - Non ho paura di te, ma di me, di quello che sono, di quello che posso fare . . . - Mi stringe ancora più forte, mi prende il viso tra le braccia e per la seconda volta mi asciuga le lacrime. Anche io gli sfioro il viso con le mani, poi le passo sulle spalle. 
Mi passa le mani dietro la nuca e, finalmente le nostre labbra si sfiorano, fino a toccarsi. La mia testa sta per scoppiare. Ma proprio quando il nostro magico tocco sta per diventare un bacio, lui mi passa le mani sulla schiena e mi stringe al petto. 
Perché? Perché ogni volta che stiamo per baciarci tutto si ferma? 
-Clarissa . . . Non ti preoccupare. Tu sei perfetta così come sei. E non sei un mostro.
Parole che risuonano imperterrite nella mia testa. E che mi fanno accennare un sorriso. Lo guardo negli occhi, e gli do un bacio sulla guancia. Finalmente anche lui sorride, mi accarezza una guancia e poi mi dice: 
-Forza, è ora di andare, andiamo a farti vedere da Thiago.
Ci avviamo verso l'entrata, con quella che a tutti sembrerebbe una passeggiata normale. Ma c'è una cosa che  la rende molto differente dalle altre. Io e Fabio ci avviamo . . .
Per mano.
 
 
Vostra,
Hinode.
 
*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Quattordicesimo capitolo, parte seconda

Capitolo 14, seconda parte ;)


Tolgo le mie mani dal suo collo e le metto in tasca.
Senza fare domande né cercare risposte lo seguo, lui si avvicina al muro, al quale da due pugni, poi dice:
-Thiago, sono Fabio con quella nuova, facci entrare.
E in quel momento, non so come, alcune pietre si smuovono, aprendo un varco, dal quale spunta un signore che avrà avuto all'incirca una quarantina d'anni, molto simile a Tommy Moore.
-Ciao ragazzo, come stai?- i due si abbracciano, come se fossero padre e figlio, come se fossero una famiglia.
-Ciao Thiago, questa è Clarissa, la ragazza nuova.
-Che bella ragazza che abbiamo qui! Piacere, io sono Thiago, il custode.
-Piacere mio . . . - Il mio tono è molto basso, talmente basso che si fatica a sentire le parole che ho appena biascicato.
-Sei anche una ragazza timida, giusto?
-Un po' . . . - Stavolta la voce è più alta, come se volessi provare a smentire quello che ha appena detto.
-Beh, fammi vedere il tuo tatuaggio.
Tiro su le maniche della t-shirt come se fosse una canottiera, scoprendo completamente il tatuaggio.
- Madonna santa . . .
- C-che cos'ho?
- Niente tesoro, solo che . . . Erano un po' di anni che non vedevo questo tatuaggio . . . Ma ora andiamo, non manca molto a mezzanotte.
Eh no. Guardo il telefono, e mi accorgo che si sono già fatte le undici.
Thiago ci invita a seguirlo con un gesto della mano, e Fabio mi mette una mano sulla spalla.
- Andrà tutto bene, non ti preoccupare.- Mi dice.
Il custode apre una porta e . . . Wow. C'è un intero mondo. Un'intera città sotterranea. Cose che si vedono solo nei film. Eppure sono vere, a quanto pare. Una città popolata da persone con delle ali, con delle piume che spuntano da sotto le braccia. Piume imponenti e colorate. Chi le ha bianche, chi nere, chi rosse, chi gialle. Chi non ne ha, e ha ali come quelle di una farfalla, chi ha delle piume iridescenti. Chi ha le ali di una libellula. Ma tutti hanno queste magnifiche ali che li rendono capaci di volare, di danzare nel cielo con allegria.
Ma la cosa più bella di queste persone non sono le loro ali. Ma i loro sorrisi. La loro felicità di avere queste ali. Le portano con orgoglio, sorvolando i piccoli edifici sottostanti. Al contrario mio loro sono felici di essere diversi . . .
Ci raggiunge un ragazzo con i capelli castani, gli occhi scuri e la pelle leggermente abbronzata. Ha le ali rosse, come un guerriero. Mi da un'occhiata rapida e poi si volta verso Fabio.
- Yo Fabio! Che ci hai portato?
- Massimo! Deficiente, questa è Clarissa, un'amica.
- Eeh, adesso oltre ad essere quella nuova è anche tua amica? A Fabio! Se vede lontano un miglio che è carina questa!
- TE DO 'NA BOTTA DE TAJO SUR PETTO E TE RIDUCO COME 'NA CASSETTA DAA POSTA SE CONTINUI!
-Ok, ok, ok, agli ordini capo!- Poi entrambi si lasciano andare con una risata fragorosa. Devono essere molto amici. Poi interviene di nuovo Massimo, stavolta con aria molto seria.
- E che facciamo con lei?
- Glielo devo dire io?
- A te l'onore, capo.
- Clarissa . . . - Il suo tono stranamente cupo, per niente rassicurante.
- Le ali dovrebbero spuntare sotto le braccia, ma la prima volta è molto doloroso. Le piume devono bucare la pelle, e se non sono troppo forti rischiano di raggrupparsi, per poi uscire tutte in una volta con una specie di esplosione, molto dolorosa. - Mi sbianco d'improvviso, un brivido mi percorre tutto il corpo.
- Altrimenti . . . C'è un'alternativa meno dolorosa. Dobbiamo praticare dei tagli lungo il braccio, in modo da facilitare l'uscita delle piume.
Wow, un'alternativa molto promettente. Le mie possibilità sono quelle di farmi esplodere le braccia o farmele tagliare. Scelgo la seconda opzione.
- Solo se . . . solo se a tagliarle fai tu. Non mi fido degli altri.
- Va bene. Vieni, ti porto all'infermeria.
Cominciamo ad allontanarci, Massimo alza una mano e grida:
- Buona fortuna Clarissa!- Non gli rispondo. Tutto quello che riesco a dire, a bassa voce è un misero:
- Fabio, ho paura. - Tanta, moltissima paura. Sono terrorizzata, le mani mi tremano come foglie. Potrò sembrare stupido, ma io voglio tornare indietro. Ma non posso.
Ad un tratto le gambe mi cedono, vedo tutto buio, poi la vista comincia a diventare più chiara, ma le palpebre si fanno sempre più pesanti. Sono completamente spiazzata, completamente disarmata. Fabio si avvicina, e grida: - Clarissa!- Io sono sempre più debole, faccio sempre più fatica. Raccolgo le mie forze per dire due singole parole, prima di perdere conoscenza: - Fabio, ti prego aiutami . . .
Mi risveglio in infermeria, mi guardo intorno, sono sola. Poi un ragazzo entra dalla porta.
è sempre lui, qui, per aiutarmi.
- Ciao Clarissa, per fortuna ti sei svegliata . .  .- Lo dice con un tono fermo, quasi tranquillo, completamente differente da quello prima del mio svenimento.
Si siede vicino a me. Io gli metto le braccia al collo, e stavolta sono io che lo stringo. Lo stringo perché ho paura di quello che sono, di quello che posso fare, di quello che mi faranno. Ma soprattutto perché ho paura di perderlo. Delle lacrime scendono dai miei occhi rosa, lacrime che vengono subito asciugate dalle sue mani.
Mi prende il viso con delicatezza, appoggia la sua fronte alla mia, mentre io continuo a singhiozzare.
- Non permetterò che nessuno ti faccia niente. Ti proteggerò da tutto e da tutti. Ci sarò sempre.
- Grazie, grazie, grazie . . .
Mi abbraccia anche lui. Poi mi sussurra ad un orecchio, spostandomi i capelli: - Sei pronta?
- Sì.
Mi scosto e gli pongo un braccio, pronta a sentire la lama di un coltello squarciarmi la pelle. Eccola. Sento una lama che mi taglia, e che cerca di farlo il più piano possibile. Cerca di non farmi male.
Rigagnoli di sangue scorrono lungo il mio braccio. Cerco di non pensarci e guardo l'orologio. Mancano meno di due minuti a mezzanotte.
Finito il braccio destro continua col sinistro. Quando tutte e due le mie braccia sono tagliate e sanguinanti, scocca la mezzanotte. Delle piccole piume blu cominciano a fuoriuscire assieme al sangue dai miei tagli. Penso che sia la scena più brutta che abbia visto in vita mia. Le piume escono come vermi dalle mele bacate.
E sono sempre di più. Sono tante, sempre più imponenti. Fanno male, più del coltello. Centinaia di lame che escono dalle mie braccia. Una volta finita questa agonia mi ritrovo con due grandi ammassi di piume insanguinate sotto le braccia. E fanno schifo. Le lacrime agli occhi, quando mi giro verso Fabio.
Due enormi ali bianche sulla schiena a differenza mia. Grandi candide, imponenti. Le ali di un angelo. Il mio angelo custode. Mi metto a piangere in un pianto fortissimo, che esprime tutto il mio dolore. Fabio mi prende le braccia e mi avvolge con le sue ali bianche.
Per un momento mi sento spiazzata e disorientata, poi mi sento protetta.
Perché lui è qui, con me. Ed è sempre stato qui nei momenti di difficoltà.
So per certo una cosa.
Ora ne sono più che sicura. Io . . . Lo amo.





Spero vi sia piaciuta questa parte :D



Vostra,
Hinode.


*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Quattordicesimo capitolo, parte prima

Capitolo 14, prima parte :3
Ho quasi fatto, fantasmini cari xD



Ok, ora devo solo uscire.
Sgattaiolo verso l'ingresso, apro la porta, esco, chiudo a chiave.
Il cuore pulsa all'impazzata, le gambe mi tremano, ho l'impressione di sudare.
Scendo le scale e corro come una dannata.
Corro in questa Roma affollata, verso quel vicolo nel quale dovrò mettere a posto le cose. Dovrò capire cosa sono, dovrò capire chi mi ama e se mi ama.
E continuo a correre, come se fosse la fine, come per ricacciare dietro i rimpianti del passato.
Salgo gli scalini il più velocemente possibile, e vedo Fabio che mi aspetta all'"entrata" del vicoletto.
Mi fermo, ho il fiatone, e il cuore che batte ancora più forte.
-Ciao.- Esclama, facendo un gesto con la mano.
-Ciao . . . Ascolta, Fabio, ti devo parlare.- Non so come ho fatto a pronunciare queste parole, non so dove ho trovato la forza di pronunciarle. Forse non l'ho trovata. Forse sono venute fuori . . . E basta.
-E' per l'altra sera, vero?- Lo dice con un tono mesto, con un lieve accenno di consapevolezza.
-Sì . . . - Lo dico salendo gli ultimi scalini, avvicinandomi. Ora anche lui mi viene in contro. E senza parlare, quasi in un istante mi prende una mano, con l'altra mi cinge il fianco. Un attimo indescrivibile, che sembra durare anni. I nostri visi si avvicinano di nuovo, lui che mi guarda dal suo alto e io che lo guardo dal mio basso. Mi prende i fianchi anche con l'altra mano. I suoi occhi sono come due cristalli su un manto di neve bianca. Due cristalli verdi. Sbatte le palpebre, sposta il suo sguardo dai miei occhi al cielo e mi abbraccia. Mi stringe, forte. Mi alza da terra, e io gli metto le mani attorno al collo. Vorrei rimanere così per sempre. Vorrei diventare una statua. Vorrei immobilizzarmi, vorrei diventare di ghiaccio.
-Clarissa . . . Io ci sarò sempre. E mi dispiace se oggi soffrirai . . . -
-Se ci sei tu non mi importa di soffrire . . . - Altre parole che escono fuori e basta, che fuoriescono dalla mia bocca, senza un comando preciso. Un altro attimo, senza toccare il suolo poi mi lascia scendere dolcemente, e dice: -E' ora di andare . . .



Vostra,
Hinode.

*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Tredicesimo capitolo

Capitolo 13 :3
Ci siamo eh xD



Mia mamma apre la porta di casa alle 14.30, mangio qualcosa, prendo il computer e volo in camera mia.
Comincio ad ascoltare musica. Prima Ramazzotti, poi Jovanotti, David Guetta, le prime canzoni a portata di mouse. Ed il tempo scorre, portato via da quelle note che trasmettono tante emozioni diverse, che ti fanno vivere storie diverse.Che per un motivo o per l'altro riescono a portarti in un paradiso che conosci solo tu. Io mi sono fatta un'idea di questo paradiso . . .
Un posto magnifico, con un sole splendete e un venticello che trasporta il profumo di vaniglia, misto all'odore salmastro del mare. Un profumo che ti accarezza la pelle come le note delle canzoni d'amore . . . Poi le onde impetuose che si infrangono sugli scogli con quella scossa di rock, di musica forte e decisa. Un prato soffice che ti solletica la pelle come le canzoni pop. Una cascata altissima, che si infrange sulla roccia e che provoca un rumore che può sembrare confuso, ma che ti conquista, come le canzoni Metal. Infine una torre alta, altissima, dalla quale si vede il tramonto e tutte le sinfonie di musica . . .
Questo è il mio paradiso.
Mi voglio perdere nel mio mondo, senza problemi. Voglio rimanere con me stessa.
Persa nelle mie fantasie passo due ore attaccata alle note delle più svariate canzoni, senza accorgermi che il tempo passa . . .
Quando mi ostino a muovere il collo e guardare l'orologio si sono fatte le cinque. Meno un giorno e quattro ore.
Compiti, lavastoviglie, tavola, cena, doccia.
La solita routine quotidiana.
Quando vado a dormire sento una strana frenesia. Sono le 22.00. Mancano soltanto 23 ore.
Una morsa mi stringe lo stomaco e il cuore. Non ce la faccio.
Devo riuscire ad aspettare.
Mi addormento e faccio un sogno.
Sono nel mio paradiso, e c'è anche Fabio. Mi tiene la mano mentre guardiamo l'orizzonte.
Vorrei che il tempo si fermasse. Vorrei rimanere per sempre così.
Mi sveglio tutto d'un tratto. Sono le sette e mezza. Sono in ritardo.
Corro a perdi fiato sono esausta, potrei vomitare i polmoni da un momento all'altro. Ma sono arrivata in tempo per il suono della campana.
Si ripete la sinfonia di ieri.
Il solito tic tac nelle orecchie, fino a quando non mi viene in mente a cosa pensare. Come faccio ad uscire stasera?
Semplice. Mi calo dalla finestra. Sto al primo piano, ma non è un problema. C'è un albero di fronte alla mia finestra. Mi ci posso comodamente arrampicare per scendere. Wow, sembra di essere in un film.
Suonata l'ultima campana e ripetuta la routine casalinga si fanno le 20.30.
Meno trenta minuti.
Meno trenta minuti.
Non faccio che ripetermi altro, e mentre l'attesa si fa sempre più pesante mi giunge una notizia che potrebbe cambiare l'esito della serata (in meglio): - Clarissa chiudi la porta. Stasera rimango da Simone.
Mia mamma dorme fuori.
Non sono mai stata così contenta in vita mia.





Vostra,
Hinode.


*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Dodicesimo capitolo

Capitolo 12 :D


Mattina, ore sette. Da adesso comincia il mio conto alla rovescia.
Meno un giorno e quattordici ore.
Mi lavo, mi vesto, mi pettino i capelli che raccolgo in una coda.
Ore otto. Inizio scuola.
Meno un giorno e tredici ore.
Wow, vai Clarissa, ora devi solo passare le ore con pazienza.
Ora di latino. Consegna del compito in classe della settimana passata. Esito: quattro.
Nella mia testa insorgono due concetti.
Un'esclamazione a dir poco rude: MA PORCA PUTT . . .
E un altro concetto che meriterebbe un'esclamazione come la precedente.
Causa: il mio votaccio. Conseguenza: punizione di minimo una settimana. Problema: come diavolo faccio ad uscire domani sera!?
Ora so che le ore saranno moolto più lunghe del previsto.
Tic, tac, tic, tac . . . La lancetta dei secondi sembra fare più rumore del dovuto. Manca poco all'intervallo. E io devo ASSOLUTAMENTE vedere Niko. Non riesco più a tenermi tutto dentro.
DRIIINNN!
Tutti fuori verso la 3A!
-Niko!
-Clarissa!
-Vieni in bagno, ti devo parlare!
-Ooh, dimmi subito!
-L'altra sera . . . Stavo per baciare Fabio.
-COOSAA!?- Sul suo viso insorge un'espressione che può essere riassunta in una sola frase: "O MIO DIO!"
-Eh . . . è successo, ma quando ero a due millimetri dalle sue labbra ha chiamato mia mamma ed è finito tutto lì . . . - La mia faccia si rattrista (di nuovo), e mi viene un nodo in gola, ricaccio giù le lacrime e le dico la parte peggiore. - Ma il peggio è che, ieri, ho provato a mandargli un messaggio e . . . Lui ha detto che è stato tutto uno sbaglio . . . Un grande sbaglio . . . - Ora non ce la faccio più. Una lacrima mi bagna il viso, una goccia di pioggia del temporale che ho dentro . . . Niko mi abbraccia. Come farebbe una sorella. Un abbraccio che ti calma, che ti rassicura. Un abbraccio che sembra parlare, che sembra dire "Andrà tutto bene . . . "
-Stai tranquilla bellissima. Ti vuole bene.
-Non è vero . . .
-Invece sì, e io lo so.
-Grazie Niko . . .
-Ti voglio bene.
-Anche io, non sai quanto . . .
Un istante e la campanella suona nuovamente. Filo in classe.
Un nuovo squillo di campana segna la fine delle lezioni.
Ore 14.00. Meno un giorno e sette ore.
Dai. Manca poco all'inizio.



Vostra,
Hinode.

*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Undicesimo capitolo

Capitolo 11 gente ;3


Entro in casa, mia mamma è sul divano del soggiorno che mi aspetta, con una faccia che non promette nulla di buono.
-Ti rendi conto di che ore sono, Clarissa De Santis?- Bene, ecco l'ulteriore conferma che sono nei guai. Mi ha chiamato per cognome. Cavolo . . .
-Scusa mamma . . .
-Scusa un corno! Adesso starai in casa fino a tempo stabilitosi!
-Ma, ma . . .
-E non fare storie! Ora fila a letto!
Mi avvio verso la mia camera, sperando che domani arrivi presto per cancellare questo orribile "finale di giornata".

Eccomi, adesso sono in metro, aspettando la mia fermata.
Niko è qui accanto a me, che cerca di estrapolarmi qualche informazioni riguardo la mia faccia poco promettente. Ma no. Non le dico niente, nulla.
Scuola, le sei ore passano lente, interminabili.
Poi torno a casa. Dove rimmarrò per la prossima settimana.
Prendo il telefono, scrivo un messaggio a Fabio:
"Ehy, per caso hai skype? Ti devo parlare . . . "
"E' per ieri sera?"
"Sì . . . "
"Non c'è bisogno di parlare, è stato uno sbaglio, scusami."
Un tonfo al cuore. Le lacrime che mi arrivano agli occhi. Il mio viso che si incupisce ancora di più, la consapevolezza che quello che provi per qualcuno non è ricambiato.
Piango, piango, piango fortissimo. Perché tutto quello che ho, o meglio che avevo adesso è frantumato. L'unica persona che mi capiva fino in fondo. Non l'ho persa, ma ho bruciato un legame che potrebbe essere stato fortissimo. Invece no.
Comincio a cercare dentro di me una qualunque scusa mi sia utile per rivederlo. Qualsiasi cosa. Pur di poter parlare con lui, e chiarire questa enorme confusione. Perché io ci spero ancora. Ecco! Idea!
"Ascolta, la prossima luna piena è tra due giorni, e tu mi hai detto che avrei dovuto aspettarla . . . Che faccio?"
"Ci troviamo in piazza di Spagna, nel vicoletto che ti ho indicato alle 21.00"
Sì, sì, sì! Finalmente posso rivederlo! E parlargli faccia a faccia di questa situazione . . .
"Ok, grazie, ciao :)"
"Ciao :)"
Dunque, ora bisogna solo aspettare . . .
Qualcosa mi dice che questa attesa sarà a dir poco straziante . . .





Vostra,
Hinode.


*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Decimo capitolo

Capitolo 10 :3


Il cuore che batte forte.
Ho addirittura paura che possa sentirlo. Sentire il mio cuore che sta impazzendo, come la mia testa.
Il mio cervello rivede tutti i momenti passati insieme.
Eh, già, quei pochi momenti.
Un flash di immagini. Ora mi rendo conto di quanto possono essere veri i film.
Perché dovrei spezzare il nostro legame?
Non è giusto. Nei suoi e nei miei confronti.
Le nostre mani si sfiorano, come se volessero stringersi, ma vincolate a toccarsi appena.
I miei occhi incrociano i suoi, di nuovo. E di nuovo vedo me. Una ragazza dai capelli rossi che sta guardando un ragazzo. Ma non vedo solo la Clarissa esteriore. Vedo di più. Vedo anche dentro di me. E capisco, sì, capisco che c'è di più di un profondo sentimento di amicizia e gratitudine nei suoi confronti. C'è qualcosa di più magico e potente.
C'è l'amore.
Pochi istanti. Pochi decimi di secondo. Con tutto il mio coraggio cerco di distruggere ciò che separa le nostre mani. Provo a tenerlo per mano. E lui mi stringe. Poi con l'altra mano mi prende a sé. Per un attimo sono appoggiata al suo petto. Sento il suo cuore che batte. Ed è bellissimo. Alzo nuovamente gli occhi verso Fabio. I nostri volti sono così vicini che posso sentire il suo respiro.
Più lo guardo più mi sento felice.
E nel frattempo penso: Baciami, baciami, baciami, ti prego . . .
Poi, come se mi leggesse nel pensiero si avvicina, sempre di più. I nostri respiri ormai sono uno solo . . .
Un attimo che ci separa. L'attimo più lungo della mia vita. Forse troppo lungo.
Qualcosa squarcia il silenzio che ci attornia.
Qualcosa rompe la magia.
Qualcosa sta facendo un rumore più assordante di quanto non sia.
è il mio telefono.
Mamma.
Non potevi scegliere un momento peggiore.
Il mio sguardo si rabbuia, e prendo il telefono dalla borsa.
-Dimmi mamma . . .
-Ti rendi conto di che ore sono Clarissa!?
-Sì... Adesso torno . . .
-Ti conviene muoverti.
Metto giù il telefono. La mia espressione è afflitta. Buia.
-Ci conviene partire . . . - Dice Fabio; è deluso quanto me.
-Ok . . .
Salgo in moto, metto il casco e torno verso casa.
Lo saluto con un bacio sulla guancia.
-Grazie . . . - Gli dico.
-Non c'è di che . . .
Salgo le scale, accompagnata dal rombo della moto, e nel frattempo continuo a chiedermi:
PERCHE'?



Vostra,
Hinode.

*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Hinode - Tra ali e artigli - Nono capitolo

Scusate per il ritardo, Hinode mi aveva fatto avere i capitoli da secoli, ma per miei impegni vari non sono riuscita più a postarli D:
Quindi, ora che ho un po' di tempo, preparatevi ad una sfilza di capitoli xD
Saranno almeno una decina, più o meno :'3
Enjoy x'3



Vento che sfiora la mia pelle attraverso il casco.
Le mie mani attorno a lui.
La velocità, l'aria tagliente, l'odore pungente della benzina.
Del centro città.
E lui accellera, imperterrito.
Un principe sul suo cavallo. Un principe del ventunesimo secolo.
Wow, come possono essere miei questi pensieri?
Ok.. Proviamo a lasciare stare.
Nel frattempo Fabio accosta di fronte alla discoteca, dove ci sono già Niko e un altro ragazzo.
Scendo velocemente, cercando di non farmi notare, ma ovviamente Niko mi ha già visto e mi sta già piombando addosso.
-Eeeh, l'accompagnatore vero?- Esclama
- Tu del mio lo sapevi, ma io no! Chi è questo?
-Si chiama Yuri, l'ho conosciuto la settimana scorsa . . . Yuri, lei è la mia migliore amica: Clarissa!
Si avvicina a me, e finalmente posso guardarlo meglio: alto, biondo, occhi neri come il catrame. Pelle lievemente abbronzata. Non è brutto ma . . . Stranamente non riesco a paragonarlo a Fabio. Lui mi guarda a sua volta. Fa un piccolo sorrisetto simile a un ghigno, molto, ma MOOLTO malizioso.
-Piacere Clarissa.
-Piacere mio.
Finalmente Fabio si degna di parlare e, come vede Yuri, fa una specie di smorfia. Non so come catalogarla, se smorfia di disprezzo, di invidia o, ancor peggio, di gelosia.
-Piacere, io sono Fabio.
Ma nemmeno Yuri sembra gradire troppo la sua presenza . . .
-Piacere, Yuri.
C'è una tensione che si taglia col coltello. Evidentemente anche Niko se n'è accorta, perché subito ci incita ad entrare.
-Fabio . . .
-Non mi piace quel tipo.- Lo dice con la rabbia, l'odio negli occhi. Come se lo volesse morto.
-Ma . . . Perché?
-Ti spiego quando usciamo . . .
-Ma . . . Ma . . .
-Ora pensa a divertirti, eri venuta qui per questo, no?
-Sì . . .
Entriamo. La musica è assordante. Ma d'altraparte siamo in discoteca, No?
Mi avvio verso la pista, insieme a Niko che mi trascina . . .
Balliamo balliamo balliamo.
Ad un certo punto la mia migliore amica mi chiama e mi dice, urlandomi nell'orecchio per il volume troppo alto:
-Guarda Fabio! - Mi giro, lui mi sta guardando. Ma con una faccia strana. Non è proprio triste è più . . . Preoccupata, forse?  -Ti tiene d'occhio il ragazzo eh?- La ignoro. Niko è una delle poche persone che capisce che quando la ignoro è ora di finirla. -Ok . . . Ho capito. Adesso continuiamo a goderci la serata!
Balliamo come delle forsennate finché c'è un briciolo di energia nelle nostre vene. Finché non siamo completamente morte. Ore: 3.05. Una nottata di fuoco.
Ma, nonostante mi stessi divertendo come una matta, non riuscivo a togliermi dalla testa l'ansia per sapere cosa mi avrebbe detto Fabio. Questa cosa mi sa molto da Dejavu.
Mi avvio verso la sua moto, in attesa delle sue spiegazioni.
-Ti sei divertita Clarissa?
-Non tentare di cambiare argomento- Dico io, con un filo di voce. Cercando di tirare fuori da me quella forza interiore che non ho.
-Ok . . . Vuoi sapere perché non mi piace Yuri, vero?
-Esatto.
-Semplicemente perché non è quello che sembra. Insomma, non mi sembra un bravo ragazzo.
-E da cosa l'avresti capito?
-Da come ti ha guardato.-
Parole. Semplici parole. Che possono avere molti significati. Ma io in questo momento mi sento strana. Due senzazioni dentro di me fanno a pugni. Una battaglia tra il sentirsi oltraggiata, e trattata come una bambina, e il sentirsi protetta, forse, forse anche amata.
Non so cosa sento.
Ma so che lui ha detto quelle parole.
Quindi ora sta a me decidere come vederle.
Se vederle come coltelli o come fiori.
è arrivato il momento. Forse il più duro.
Devo prendere una decisione.


Vostra,
Hinode.

*Un frullio d'ali, una bianca piuma*