domenica 16 giugno 2013

Hinode - Tra ali e artigli - Sesto capitolo

Ecco qui la sesta parte del racconto della nostra Hinode ^D^
Non mi dilungo di più, ecco a voi :3




Comincio a camminare verso la gelateria, con un leggero venticello che mi solletica la pelle e il caratteristico odore di "adolescente" che mi accompagna appena fuori scuola.
Camminando ininterrottamente verso l'inizio di una risposta.
Incontro Fabio già davanti alla gelateria.
-Ciao Clarissa, come stai?- Lo dice con un tono entusiasta, come un bambino che ha appena trovato l'amichetta. Come se ci conoscessimo da una vita. Come se non sapesse nulla
-Insomma dai . . . Tu?
-Io benone. Vuoi un gelato?- Sì. . .è proprio come se per lui non fosse successo niente. . .
-No, no, grazie.- Non si ricorda minimamente. O non ne vuole parlare . . . Forse.
-Sicura? Guarda che te lo offro io.- Oppure vuole che glielo chieda io.
-No, no. Stai tranquillo.
-Ah, ok, ti offendi se io lo prendo?
-Perché mi dovrei offendere? No, no, vai pure!
Wow. Penso proprio che questa storia della gelateria sia stata tutta una scusa. Tutta una balla per uscire con me. Che meraviglia. Oh, sì, adesso mi sento proprio stupida. Come ho potuto fidarmi di lui?
-Eccomi qui.
E' tornato dal bancone con un cono alla nocciola. Un gigantesco cono alla nocciola. Wow. Che fame.
-Dunque, Clarissa, come va a scuola?
-Non male . . . Apparte in latino tutto bene . . .
-Oh, wow.
-Sì . . . wow . . .
Mi volto un istante verso la via affollata e subito dopo verso di lui. Incrocio i suoi occhi verdi, grandi. Perfetti.  Uno specchio dal quale non riesco a intravedere i suoi di pensieri. Ma solo i miei. Riesco a vedermi attraverso quegli occhi. Uno sguardo di un istante. Uno sguardo che mi fa rabbrividire, che porta una scarica di calore lungo tutto il mio corpo. Devo essere diventata bordò.
-Clarissa?
-Sì?
-Hai ancora intenzione di startene qui impalata a far finta che non sappia niente?
-Sei tu quello che sta facendo finta di essere caduto dalle nuvole.
-Siamo tutti e due.
-Sì . . . forse hai ragione . . .
-Mmh . . .
-Allora . . . Cosa sai?
-Che quel tatuaggio è simbolo del clan degli antinfernali.
-E questo è un bene o un male?
-Boh, dipende come la vuoi vedere.
Vi sembrerà strano. Ma forse preferivo la conversazione di poco prima. Quella finta. Non perché fosse falsa ma perché era normale. Due ragazzi che mangiano il gelato e parlano di cose normali. Magari fosse vero.
-In che senso, scusa?
-Nel senso che sei unica (o quasi) al mondo.
-Wow, allora è un male. Già ci sono questi occhi e questi capelli che mi etichettano come "strana". Perlopiù ora c'è anche questo stracazzo di tatuaggio. Voglio una vita normale. Chiedo troppo?
-Hai ragione. Ti capisco. Anche io ero così prima. Ma ora ho imparato ad accettare il mio destino.
-Lo so, è una vita che accetto il mio destino.
-Mi dispiace.
-Anche a me . . . Hai scoperto altro?
-No.
-Wow. Bellissimo.
-Dai, ora però scaccia questi pensieri e goditi la giornata.
-Ci proverò . . .
-Ascolta, dato che sei così triste e ammareggiata, questa sera c'è l'entrata gratis per le ragazze a La Nuit. Vieni?
-Ci penso . . . Casomai ti chiamo.
-Ok bellissima, a stasera!
-Ciao . . .
Non potevo crederci. Mi ha chiamato bellissima. Incredibile. Lo so, tanti mi chiamano così, e di solito rimango indifferente. Ma adesso . . . Adesso è diverso. Ora sento uno strano senso di felicità, dentro di me.
Sì, finalmente mi sento felice.




Vostra,
Hinode.

*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

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