mercoledì 17 luglio 2013

Hinode - Tra ali e artigli - Sedicesimo capitolo

Et voilà il capitolo 16, l'ultimo che finora ho ricevuto dalla nostra Hinode ;D
Godetevelo :3
*Mi ha informata che sta già lavorando al successivo, quindi, non preoccupatevi eh ;33*



E per un attimo le mie ali sembrano sparire. Le mie piume, quegli ammassi di piume che ho sotto le braccia sembrano non esserci più. 
Adesso non c'è più niente. Siamo solo io e Fabio.
Io e lui. Lui ed io. Tutto si fa improvvisamente più bello. Non abbiamo paura di essere chi siamo. Non ho più paura di quello che sono. Perché finché ci sarà un angelo al mio fianco so che andrà tutto bene. 
Camminiamo fino all'entrata, dove si trova Thiago. Stranamente lui è l'unica persona che abbia visto in questo posto a non avere le ali. Forse . . . Forse è un umano. No, sarebbe impossibile. Non l'avrebbero mai fatto entrare. 
Per un istante ci guarda con una faccia che ha tutto da dire. Gli occhi ci squadrano dalla testa ai piedi, soffermandosi prima sulle mie orripilanti piume, poi sulle nostre mani. 
Mani che cominciano a staccarsi come due calamite con la stessa carica. Prima la presa diventa più debole, poi alcune dita cominciano a staccarsi, alla fine rimangono solo gli indici che si stringono, ma alla fine vengono costretti anche loro da chissà quale forza a separarsi. 
Io guarda Fabio e lui guarda me. 
I nostri sguardi sembrano chiedersi a vicenda: "Cosa è successo?" 
Ma Thiago fa in modo di interrompere questa serie di occhiate e inizia il suo discorso in modo solenne: 
- Le tue piume sono veramente meravigliose.
- Potessi pensarla anche io come te . . . - Sussurro, quasi incorporando le parole all'aria che espiro. Senza voler far rumore. Magari non l'ho nemmeno detto, può essere che l'abbia solo pensato ad alta voce.
- Succederà qualcosa? - Chiede Fabio.
- No, no, ad occhio no. Sembra tutto a posto. Il che è un ben . . . -
Un mio urlo squarcia la conversazione. Delle piccole catenelle dorate stanno di nuovo aprendo le mie ferite. Comincio di nuovo a sanguinare. Comincio a sentire un dolore lancinante. Questi piccoli gioielli dorati si fanno strada tra la mia carne. Il mio sangue sgorga fuori dalle mie vene come un torrente. E io comincio a perdere le forze, di nuovo. Mi metto sulle ginocchia, con le lacrima che bruciano al contatto con la pelle e un senso di odio verso me stessa che non è paragonabile. 
Fabio accorre e mi prende per le spalle. Siamo ancora vicini. Sto ancora soffrendo. Mi sto ancora odiando. 
Sembra come un disco. Tutto si ripete e riparte da capo. 
- Clarissa, Clarissa, ti prego . . . - Sussurra Fabio. Le parole muoiono appena uscite dalle sue labbra. Ma io riesco a sentirle. Gli poso un braccio insanguinato sulla spalla, poi appoggio la mia testa al suo petto. Il suo cuore batte fortissimo. Mi prende la testa tra le braccia, mi stringe ancora di più verso di lui. 
Finalmente le catene finiscono di uscire. Recupero velocemente le forze. Le ferite si chiudono in meno di un minuto. E sono nuovamente un mostro. Un mostro più di quanto non fossi prima. 
Thiago e Fabio mi aiutano ad alzarmi, e quando sono in grado di reggermi in piedi urlo la parola che mi ronza in testa dalla sera più brutta della mia vita. 
La parola che non ha una risposta.
La parola che non ha ancora un seguito.
La parola che non c'è.
- Perché!? 
Ora è la rabbia a farla da padrona. Vorrei rompere tutto. Vorrei strappare tutte le piume e le catene. Vorrei esplodere, scomparire. Morire. I pensieri sull'angelo che mi accompagnerà in vita svaniscono e magicamente si trasformano in un'unica frase: Gli angeli non staranno mai insieme ai mostri.
 
 
E per il momento è tutto ;3
Se volete rileggere tutti i capitoli, cliccate qui :3
 
Vostra,
Hinode.
 
*Un frullio d'ali, una bianca piuma*

Nessun commento:

Posta un commento